Il vissuto emotivo dei bambini durante l’isolamento

Il vissuto emotivo dei bambini durante l’isolamento

Da mesi ormai, ai bambini italiani e in molte altre zone del mondo è stato tolto dalla quotidianità il loro sistema di interazioni sociali tra pari, la scuola. Non solo, anche tutte le attività di aggregazione con i loro coetanei che costituiscono per i bambini una risorsa importantissima per imparare come si sta in relazione, come ‘cavarsela’ nel mondo fuori. In questi mesi ai bambini è stata tolta la possibilità di sperimentarsi nelle piccole responsabilità di ogni giorno, di uscire dal contesto familiare e sperimentarsi in altri ruoli oltre a quelli di figlio, fratello o sorella. Tutte le abilità sociali supportate dai contesti scolastici, ma anche dagli sport di squadra, dalle attività all’aria aperta in contatto con la natura, sono state messe in pausa. Queste circostanze per molti bambini sono fonte di forte disagio fisico, emotivo e psicologico, per cui è necessario prendersene cura nel presente: non si può rimandare al futuro, non si può mettere in pausa il loro equilibrio psicofisico. Su internet vengono proposte molte attività per tenere impegnati i bambini in queste settimane di lockdown; quello che mi preme sottolineare è che queste attività diano la possibilità ai bambini di esprimere i loro vissuti emotivi, e non solamente accrescere le loro conoscenze o competenze manuali. Per recuperare queste ultime ci sarà tempo anche dopo, mentre è indispensabile dare modo alle emozioni di emergere ed essere espresse nel presente: questo favorisce poi le capacità di attenzione, memoria e apprendimento del bambino. Rabbia, paura, noia, tristezza, frustrazione: siamo spesso noi adulti i primi ad avere poca dimestichezza nel dare un nome a queste emozioni e trovare il modo per esprimerle senza trattenerle. Adesso più che mai è importante fornire ai bambini gli strumenti adatti, partendo da un linguaggio delle emozioni che possa permettere loro di dare voce anche a quelle (erroneamente) denominate ‘negative’; tutte le emozioni hanno un senso di esistere poiché giudicarle sbagliate fa sentire il bambino sbagliato nell’interezza del suo essere. Le emozioni non espresse inquinano in primo luogo le relazioni familiari, specialmente nelle famiglie in cui l’espressione delle emozioni non è facilitata dagli adulti, in secondo luogo possono prendere la forma di sintomi psicofisici nel bambino, dai tic all’enuresi notturna, a regressioni a stadi di sviluppo precedenti visibili nei comportamenti come il sonno o l’alimentazione.

Se qualcosa nel comportamento dei vostri bambini vi suscita una preoccupazione, il mio consiglio è sempre di affidarsi ad un terapeuta esperto, capace di accompagnare il bambino nell’esplorazione dei propri vissuti in una relazione autentica e al di fuori del contesto familiare; c’è la possibilità di lavorare online, in collaborazione con i genitori e le famiglie: specialmente nel contesto della Gestalt Play Therapy i professionisti si stanno confrontando da settimane sul come lavorare da remoto per supportare le famiglie e questo ha portato a risultati insperati. Per maggiori informazioni vi rimando a due articoli di colleghe italiane e americane che spiegano nel dettaglio le modalità per applicare la Play Therapy alla terapia online e ne provano l’efficacia. Mi preme inoltre sottolineare che la terapia non è quello strumento che traccia la linea tra ‘sani’ e ‘malati’ bensì è un’occasione di relazione per esplorare il proprio mondo interno, lo stesso vale anche per i bambini. Cogliere sul nascere l’esigenza di un percorso terapeutico nell’età evolutiva può prevenire lo sviluppo di problematiche più complesse nel futuro dei vostri figli.

Qui potete trovare l’articolo di Sara Bradac sulla psicoterapia online con bambini e adolescenti; mentre su questa pagina potete trovare tutti i contenuti messi a disposizione dal K&M Center di Los Angeles da Karen Hillman Fried della Violet Solomon Oaklander foundation per questo specifico periodo di interventi terapeutici evolutivi, denominato Just for Now.

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