Il bambino oltre il sintomo psicosomatico: a che cosa possiamo prestare attenzione?

Il bambino oltre il sintomo psicosomatico: a che cosa possiamo prestare attenzione?

Mal di pancia, mal di testa, cali di energia, insonnia, male al collo, mal di schiena: in quanti modi i nostri bambini possono manifestare sul corpo un disagio psicologico? 

Secondo il modello biopsicosociale, il benessere dell’essere umano si appoggia su tre aspetti fondamentali della nostra esistenza: il corpo, l’anima (o psiche) e le relazioni interpersonali; il malessere si manifesta nel momento in cui c’è una disarmonia, un disequilibrio delle parti, ovvero un conflitto interiore. Il corpo, l’anima e l’aspetto relazionale rispecchiano i bisogni dell’essere umano, così come del bambino, che nell’ambiente circostante cerca continuamente soddisfazione a questi bisogni per poter evolvere in un flusso continuo che chiamiamo ‘autoregolazione organismica’. Il malessere è quindi dato da un disequilibrio tra le parti, tuttavia la manifestazione di un sintomo è soggettiva, ovvero ha sempre un senso per il bambino che lo manifesta, a seconda del contesto in cui si trova. 

Vorrei adesso allargare la lente con cui osservare i fenomeni psicosomatici nei bambini, per prendere in considerazione anche il contesto familiare in cui loro crescono. Le cause dei disagi psicosomatici possono essere molteplici; ad esempio, un cambiamento all’interno del nucleo familiare (un lutto, una separazione, l’arrivo di un nuovo membro della famiglia…) può influenzare la salute psicofisica del bambino. Infatti, la famiglia è qualcosa di più della semplice somma delle persone che la compongono, e gli equilibri interpersonali hanno bisogno di un tempo di adattamento quando vengono alterati. Un’altra possibilità può avere a che fare con ciò che sta accadendo su più piani all’interno della famiglia ma che non viene detto al bambino in maniera esplicita: bisogna sempre tenere presente che i bambini, esperti nel comprendere la comunicazione non verbale e il ‘clima’ emotivo che si respira nell’aria, sono consapevoli di tutto ciò che accade nelle loro case e nelle loro famiglie. Ricevere una spiegazione da parte di un adulto, in termini adeguati e ben comprensibili per il bambino, è un’integrazione fondamentale per i vissuti del bambino che altrimenti potrebbe manifestare a livello psicosomatico il suo sentirsi disorientato, quando il suo ‘sentire’ ed il suo ‘capire’ non sono in linea tra loro. La verità può essere sempre raccontata ai bambini, l’importante è prendersi cura di loro attraverso un linguaggio che sia alla loro portata, comunicando anche che qualsiasi cosa sta accadendo non è colpa loro, e soprattutto attraverso una relazione che anche nelle verità più scomode non li faccia mai sentire soli. La figura dell’adulto, sempre ma in particolare modo quando ci si prende cura di emozioni come la rabbia o la paura, è come un contenitore sicuro che permette al bambino di esprimere ciò che sente, e di attraversare gli eventi della propria esistenza sentendosi protetto e non giudicato. 

Un altro aspetto che vorrei sottolineare è la direzione dell’amore: nella linea genealogica sono i più grandi a prendersi cura dei più piccoli. L’essere umano infatti nasce indifeso e dipendente. La direzione dell’amore è quindi “all’alto verso il basso”, “dal grande verso il piccolo”; il bambino o la bambina che per qualsiasi motivo inizia a rivestire un ruolo protettivo nei confronti del proprio genitore (mi viene in mente ad esempio il caso di una separazione difficile, in cui il bambino assume il ruolo di ‘cuscinetto’ per consolare la tristezza di uno dei due genitori) mette in atto un rovesciamento degli equilibri e potrebbe manifestare questo disequilibrio attraverso sintomi psicosomatici. 

Dato il periodo attuale, di grandi cambiamenti a livello delle abitudini dei bambini, della società in cui vivono e di grande incertezza per il futuro, è utile sottolineare anche come tutti questi cambiamenti richiedano ai bambini un tempo per adattarsi e apprendere un modo tutto nuovo di stare al mondo. Questi cambiamenti possono suscitare emozioni non sempre piacevoli o facili da affrontare: rabbia, sconforto, tristezza, paura. Più che mai è necessaria quella funzione di contenitore da parte dell’adulto di cui ho parlato poco fa. Data la complessità di questo momento che tutti stiamo attraversando, a maggior ragione sarebbe controproducente perdere tempo a cercare una causa delle manifestazioni psicosomatiche nel bambino. Questo tempo è meglio impiegarlo focalizzando le proprie risorse sulla relazione e sull’incontro autentico tra grandi e piccoli. La cultura familiare in questo senso ha una grandissima importanza: infatti, incide sulle tempistiche con cui si decida o meno di prendersi cura del sintomo che sta emergendo. La cultura familiare infatti influenza le scelte di chiedere aiuto e sostegno dal punto di vista psicologico, tendenza in aumento rispetto al passato ma che comunque trova le sue resistenze ancora in molti casi. Andare oltre il sintomo del bambino, vedere l’essere umano nella sua interezza, significa scegliere di prendersi cura della persona anziché medicalizzare un sintomo. Il tempo molto spesso è un elemento chiave nel superamento di questi momenti difficili in cui i bambini esprimono un disagio, disagio che mette spesso in difficoltà l’intera famiglia in termini di energie e tempo spesi per farsene carico. L’incertezza, e le emozioni che essa può generare, sarà purtroppo una componente sempre più presente nella vita di tutti noi, come parte della nostra esistenza in questo mondo molto più complesso rispetto a quello vissuto dalle generazioni precedenti. Il bambino va accompagnato nell’attraversare questi tempi incerti, ed è importante che i genitori non si sentano soli nel farlo: la psicoterapia, ed in particolare la terapia del gioco cin il suo approccio esperienziale ed analogico, incontra il bambino e la sua famiglia ad un livello umano e di profondo ascolto. Il sintomo del bambino è visto come una parte, una manifestazione sul corpo di un disagio che la persona sta affrontando nella sua interezza. Chiedere aiuto ad un terapeuta per affrontare un momento di passaggio in questa grande incertezza che ci circonda non è sinonimo di debolezza né deve essere motivo di vergogna. E’ un gesto coraggioso per sostenere il bambino nel suo processo naturale di adattamento all’ambiente; è un gesto che può prevenire un adattamento disfunzionale, nel quale i sintomi psicosomatici potrebbero assumere una forma cronica. 

Se pensate che i vostri bambini stiano manifestando un disagio psicosomatico, o se sentite il bisogno di supporto per attraversare una fase delicata della vostra vita familiare, rivolgetevi ad un terapeuta di fiducia che potrà accompagnarvi nell’attraversare questo passaggio. 

Contattami pure per qualsiasi info

Federica Ronchi

 

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